La capacità di lavorare sotto pressione è spesso considerata un requisito indispensabile da recruiter diversamente preparati. Tuttavia, ciò che troppo spesso sfugge è la sottile differenza tra lavorare sotto pressione e farlo sotto stress. Mentre il primo può essere stimolante e produttivo, il secondo può essere dannoso per la salute mentale e fisica dei lavoratori. È dunque cruciale per individui e organizzazioni comprendere questa distinzione e promuovere un ambiente lavorativo che favorisca la produttività senza compromettere il benessere dei dipendenti.
La pressione è una condizione inevitabile nella vita lavorativa, caratterizzata da scadenze, obiettivi ambiziosi e una certa dose di responsabilità. È ciò che spinge i professionisti a dare il meglio di sé e ad essere proattivi nella gestione delle sfide quotidiane. D’altro canto, lo stress si manifesta quando la pressione diventa opprimente, superando le capacità di adattamento e causando disagio emotivo e fisico.
Per mitigare questo bias, è essenziale promuovere una cultura dell’eustress, ovvero quella forma di stress che porta alla crescita e al miglioramento personale. Questo può essere raggiunto attraverso varie strategie che provo ad elencarvi in modo superficiale, ma sulle quali potremo tornare ad approfondire.
Comunicazione aperta: Favorire un ambiente dove i dipendenti si sentano liberi di esprimere i propri limiti e le proprie preoccupazioni senza timore di giudizio.
Flessibilità nell’organizzazione del lavoro: Consentire ai lavoratori di gestire autonomamente il proprio carico di lavoro e di adattarsi alle proprie esigenze personali, pur rispettando le scadenze.
Incentivare la collaborazione: Favorire la collaborazione e il supporto reciproco tra colleghi può aiutare a distribuire la pressione e a trovare soluzioni creative ai problemi.
Promuovere il benessere mentale: Offrire programmi di supporto psicologico e momenti di pausa durante la giornata lavorativa può aiutare i dipendenti a gestire lo stress in modo sano ed efficace.
È quindi fondamentale sfatare il mito che lavorare sotto pressione debba necessariamente equivalere a lavorare sotto stress. Valorizzarizziamo le capacità di gestione del tempo e delle scadenze, anziché premiare un approccio basato sull’ipercompetitività e sull’ansia.
Solo attraverso un cambiamento culturale che promuova il benessere dei lavoratori e una visione più equilibrata della pressione lavorativa, sarà possibile superare i bias legati allo stress e creare ambienti lavorativi più sani e produttivi per tutti.
Il prossimo recruiter diversamente preparato che chiede se sai lavorare sotto stress, sai dove spedirlo.
Buona vita!!