Prendendo spunto da una definizione tratta da Wiki che mi soddisfa :
Per il concetto di leadership esistono diverse definizioni qualificabili differentemente in base all’approccio teorico adottato. Tutte o quasi le definizioni raccolgono tuttavia il senso più generale, ovvero che la leadership è considerata una relazione sociale che prende forma in una situazione che richiede scelte di principio e di comportamento
La leadership è considerata una relazione sociale, quindi un modo di essere nella società.
Un comportamento agganciato ad un proprio vissuto, rispetto ad un ruolo che ci coinvolge nel lavoro o nella società.
Ma allora perchè in tanti ne parlano, molti vogliono insegnarla e tantissimi la stravolgono a proprio uso e consumo? Perchè fa figo? Perchè realmente è fondamentale?
Non so esattamente perchè, ma quello che capto nei discorsi di molti è che sulla “leadership” tutti, ma proprio tutti sembrano essere esperti.
Daniel Goleman e Andrea Vitullo
Certamente chi è più esperto di altri, e aggiungo a giusta ragione, è Daniel Goleman, noto studioso e ricercatore per l’intelligenza emotiva, che ha definito 6 stili caratterizzanti:
- Visionario,
- Democratico,
- Coach,
- Esigente,
- Affiliatore,
- Autoritario.
Sei stili che definiscono come una persona (spesso che ricopre un ruolo apicale) si pone verso i collaboratori che deve coordinare.
La confusione più grande si attiva quando si parla di Leader e Leadership facendo suddivisioni così nette che portano autori come Andrea Vitullo a parlare di Leadershit.
Attivando l’iperbole per arrivare a pensare se sia davvero utile avere Leader in un modo o nell’altro, per evitare, aggiungo io, che la leadership nuocia gravemente alla salute di chi la subisce.
Personalmente mi piace soffermarmi sul fatto che non esistano Leader, ma esistano persone di valore, più o meno preparate, ma che si differenziano da altre per una caratteristica, ovvero, riescono a farsi seguire ed ascoltare attraverso l’esempio.
Sono dei mentori inconsapevoli.
Leader immaginari
Queste figure diventano “leader” nell’immaginario, ma nella realtà continuano ad essere Luca, che aiuta tutti, Giulia, che sa ascoltare, Antonio, che non molla mai, Marco che ci crede e ti aiuta a crederci.
L’estinzione del leader
Combatto l’idea che la “leadership” sia venduta come scuola, come un metodo, come la panacea a tutti i mali, come la chiave per il successo.
Continuerò a combattere perchè le persone non cerchino di lavorare per imparare uno stile di leadership, dentro il quale dovranno sempre provare ad essere un po’ diversi da quello che sono.
È quindi auspicabile che tutti diventino consapevoli, lavorando per capire “chi sono” realmente, per poterlo raccontare senza la “sovrastruttura” dell’apparire per quello che non sono.
Detto tra noi, spero che il “Leader” sparisca, per lasciare spazio alle relazioni efficaci, passare da situazioni verticistiche a reti situazionali.
Qualche cosa che diventi una carezza per l’anima e non solo una pacca sulla spalla “regalata” perchè serve.