Tutti vogliono il cambiamento, pochi, anzi pochissimi, sono disposti a cambiare per agevolare il cambiamento.
La resistenza al cambiamento, anche di chi potenzialmente lo vuole e lo auspica, è una resistenza, spesso passiva, fatta di pensieri, domande e tanto immobilismo, ma altrettanto spesso è fatta di azioni per la difesa di uno status acquisito e che si sente di dover mettere in gioco con la paura di perdere qualche cosa.
Ma allora perchè lo si vuole ma non si vuole cambiare? Semplice !! Nelle organizzazioni più o meno complesse mettersi in gioco per cambiare, vuol dire scoprirsi e far emergere qualche cosa di se, fino a ieri celata dietro un ruolo o una mansione. Questo livello presuppone molta conoscenza di se e di come funzionano le relazioni, e la paura di prendersi una responsabilità è una sfida molte volte insostenibile.
I cambiamenti organizzativi vanno a toccare “aree di confort” consolidate negli anni, dove la sicurezza del singolo si è costruita in “routine” giornaliere che hanno portato risultati non sempre eccellenti. Insomma in molti casi e in molti ruoli si sono create risorse che “vivono vita di quieta disperazione”, parafrasando il famoso film L’attimo fuggente.
La chiave di volta si chiama responsabilità. Responsabilità dei singoli ad informarsi per aderire al cambiamento con azioni reali, Responsabilità dei Dirigenti a guardare oltre la tecnica coltivando relazioni efficaci e facilitanti e Responsabilità della Proprietà a che tutto avvenga nel rispetto dei valori e dei principi dichiarati nella vision (Nel casi in cui non ci sia, crearla. NordEst con oltre l’80% di aziende senza una vision)
In fin dei conti come umani siamo nel cambiamento continuo da che nasciamo … si chiama Vita!!!